Mini-guida ai farmaci per l’obesità

Per poter parlare di farmacologia nell’ambito della lotta all’obesità, ritengo opportuno parlare in primis degli Standard Italiani per la Cura dell’Obesità.

Di cosa si tratta?

Si tratta di un documento, frutto dell’impegno dei maggiori esperti nazionali nella cura dell’obesità, il quale funge da guida , basata su prove scientifiche, per tutti gli specialisti che si occupano di questa patologia.

Le linee guida si inseriscono nel processo decisionale dei professionisti offrendo il supporto di una conoscenza condivisa e di scelte operative provate sia in termini di efficacia che si sicurezza.

Il vantaggio di un simile documento consiste nella possibilità di attingere a una grande massa di conoscenze in modo da uniformare le scelte pratiche nell’agire clinico.

Fra i tanti argomenti trattati all’interno di tali linee guida, troviamo anche una sezione dedicata alla terapia farmacologica dell’obesità, la quale riporta le attuali conoscenze in tale ambito nonché le prassi che è opportuno seguire a tal proposito.

Fin da subito, nella suddetta sezione, si fa presente come l’obesità sia una malattia cronica , a patogenesi multifattoriale per la quale si rende necessario un intervento multidimensionale, a più livelli.

In altre parole, il primo passo per la terapia consiste nella modificazione degli stili di vita, ottenibile attraverso l’intervento combinato di tipo nutrizionale, psicologico (per il cambiamento comportamentale) e sull’attività fisica.

Solamente quando questo intervento risulta insufficiente o del tutto inefficace è possibile ricorrere alla terapia farmacologica.

Tale indicazione ha permesso, negli anni, la ricerca e lo sviluppo di farmaci mirati al trattamento dell’obesità di minore o maggiore successo. Farmaci per i quali le agenzie regolatorie, sia l’EMA (European Medicines Agency), sia l’FDA (Food and Drug Administration), hanno richiesto prove dettagliate di efficacia e sicurezza.

Fin da subito si nota una certa differenza fra i farmaci tuttora disponibili in Europa rispetto agli Stati Uniti. Differenza dovuta ai diversi criteri utilizzati da EMA rispetto ad FDA.

Ma quali sono, in Italia, i criteri per la somministrazione delle terapie farmacologiche?

I farmaci anti-obesità sono indicati come parte di un programma globale che includa l’attività fisica e una corretta nutrizione, in soggetti con BMI maggiore o uguale a 27 che presentino fattori di rischio o altre patologie correlate o in soggetti con BMI maggiore o uguale a 30 senza la presenza di ulteriori complicazioni per la salute.

La decisione di iniziare il trattamento e la scelta del farmaco dovrebbero avvenire dopo un’attenta discussione con il paziente sia dei potenziali benefici che dei limiti del farmaco (inclusi effetti collaterali, meccanismo d’azione, effetti sulla motivazione, ecc.).

Talvolta il trattamento farmacologico può essere indicato anche al fine di mantenere la perdita di peso o in quei pazienti che presentano ripresa del peso a seguito della chirurgia bariatrica.

A seguito della somministrazione è sempre opportuno seguire un regolare controllo del trattamento per monitorare l’effetto del farmaco e per rinforzare l’aderenza a un corretto stile di vita.

Qualora il paziente non perda peso è opportuno valutare la sospensione del farmaco. A tal proposito, la FDA, consiglia di valutare l’efficacia della terapia farmacologica dopo un periodo di 12 settimane di trattamento: se dopo tale arco di tempo il paziente non ha perso almeno il 5% del proprio peso, rispetto a quello iniziale, il trattamento dovrebbe essere sospeso. Si fa notare che, in pazienti con diabete di tipo 2, la velocità della perdita di peso può essere più lenta.

Ma veniamo ora ai farmaci approvati dall’EMA e alle loro pricipali caratteristiche.

Attualmente in Italia, i farmaci autorizzati al commercio per la terapia a lungo termine dell’obesità negli adulti sono l’orlistat, la liraglutide e naltrexone/bupropione.

Vediamoli uno per uno.

Orlistat – nome commerciale: Xenical.

La sua somministrazione è indicata per adulti con BMI maggiore o uguale a 30 o in adulti con BMI maggiore o uguale a 28 in caso di fattori di rischio associati. Si tratta di un inibitore selettivo della lipasi pancreatica ad azione prolungata. Si trova in commercio sia come farmaco con obbligo di ricetta (capsule da 120 mg , fino a un massimo di 3 capsule al giorno), sia come farmaco a formulazione ridotta (60 mg per capsula) senza obbligo di ricetta.

La sua azione riduce l’assorbimento dei grassi da parte del tratto digerente con conseguente escrezione fecale. Questo può comportare alcuni effetti indesiderati non trascurabili fra cui disturbi gastrointestinali, crampi, flatulenza, feci grasse e oleose, incontinenza fecale, riduzione dell’assorbimento delle vitamine A, D ed E. Si ricorda che tutti i farmaci contenenti Orlistat sono classificati come farmaci di classe “C” per cui sono a completo carico del cittadino.

Liraglutide – nome commerciale: Saxenda.

Rappresenta un analogo dell’ormone incretina naturalmente prodotto dall’organismo a livello intestinale e cerebrale in risposta all’assunzione di cibo. Tale farmaco (così come fa l’incretina), si lega al recettore GLP-1, attivandolo. Ciò porta alla secrezione di insulina da parte del pancreas, alla riduzione dello svuotamento gastrico e all’aumento, a livello centrale, del senso di sazietà e di riduzione dell’appetito. In parole semplici: il farmaco aumenta il senso di sazietà e pienezza per cui è minore l’assunzione di cibo da parte del paziente.

La sua somministrazione è riservata a soggetti con BMI maggiore o uguale a 30 od a soggetti con BMI da 27 a 30 in presenza di comorbidità (prediabete, diabete mellito, ipertensione, apnee ostruttive del sonno, dislipidemia). La sua somministrazione necessita di una Ricetta Ripetibile Limitativa (rilasciata solo da medici specializzati in endocrinologia, medicina interna, ecc.) ed è eseguita mediante iniezione sottocutanea (non intramuscolare né endovenosa). La terapia va interrotta se, dopo 3 mesi di dosaggio di 3 mg/die, il peso corporeo iniziale non è sceso almeno del 5%.

Fra gli effetti collaterali si segnalano: nausea, diarrea, stitichezza, difficoltà digestive, lieve aumento della frequenza cardiaca reversibile con la sospensione del trattamento.

Naltrexone e Bupropione – nome commerciale: Mysimba.

Si tratta di un’associazione di due principi attivi di recente approvazione (marzo 2015). Il Bupropione è un antidepressivo usato anche nella disuassefazione dal fumo mentre il Naltrexone è un antagonista dei recettori degli oppioidi. La complessa azione sinergica dei due principi comporta una riduzione dell’appetito e l’aumento del dispendio energetico. La sua somministrazione è riservata a pazienti con BMI maggiore o uguale a 30 e in pazienti con BMI da 27 a 30 in caso di comorbidità associate (vedi Liraglutide).

Gli effetti collaterali maggiormente riscontrati sono: nausea, stipsi, cefalea, vomito e vertigini.

La cura deve essere interrotta se dopo 4 settimane non è stato perso almeno il 5% del peso iniziale.

Vale la pena sottolineare che l’assunzione del Mysimba è stata associata, in alcuni casi, a sonnolenza e perdita di coscienza per cui è raccomandata attenzione ai pazienti che devono guidare veicoli o usare macchinari. L’utilizzo di questo farmaco deve essere associata a un’attenta supervisione del medico.

Accanto a questi prodotti commerciali, può essere interessante ricordare, le linee guida per la cura dell’obesità, menzionano anche soluzioni nutraceutiche: alimenti o loro parti con effetti benefici sulla salute ma, di questo argomento, sarà opportuno disquisire in un altro articolo.

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