OBESITÁ E COMPORTAMENTI ALIMENTARI DISFUNZIONALI
L’obesità è una patologia cronica caratterizzata da una condizione di eccessivo accumulo di grasso corporeo.
Una volta accertata, l’obesità deve essere riconosciuta come malattia che necessita di essere trattata per tutto l’arco della vita. Questo tuttavia, non sempre risulta semplice a causa dei numerosi ostacoli che si frappongono fra il paziente e la ricezione di trattamenti adeguati (necessità di poter disporre di un trattamento a lungo termine ma dai costi sostenibili, creazione di un sistema di supporto, facilità di accesso alle cure, anche farmacologiche, ove necessario, presenza di stigma da parte degli operatori sanitari stessi, ecc.).
Dal punto di vista della Psicologia Alimentare, la Dott.ssa Paolini, si propone di aiutare le persone che necessitano di gestire la propria obesità, ad occuparsi della stessa tenendo come focus principale la salute mentale.
Cosa significa?
Abbandonando la filosofia della diet culture https://famelicamente.com/2021/02/23/diet-culture-quando-il-peso-conta-piu-della-salute/
e gli approcci peso-centrici che si focalizzano sul controllo del peso e dell’alimentazione come fattori principali sui quali agire per ottenere una presunta “guarigione”, la terapia psicologica per l’obesità mira al benessere più ampio dell’individuo.
In tal senso, lungi dal sostenere l’aderenza a programmi alimentari rigidi e a regole dietetiche e comportamentali nocive, la Dott.ssa Paolini accompagna invece i suoi pazienti ad abbracciare stili di vita sostenibili e compatibili in primis col loro progetto di vita piuttosto che con ideali estetici od obiettivi calorici.
In che modo avviene il cambiamento?
Se una terapia volta soltanto a modificare il comportamento alimentare o il peso corporeo produrrà soltanto un cambiamento superficiale, parziale e, a lungo termine, rischioso, una terapia che terrà conto dell’individuo a 360°, rispettando le sue autentiche necessità e peculiarità, sarà la risposta adeguata a una patologia che, come si è detto, necessita di una continuous care.
Il percorso terapeutico proposto dalla Dott.ssa Paolini, nel rispetto delle esigenze di vita e delle risorse ambientali a disposizione del paziente, si propone di stabilire obiettivi condivisi, adattabili e sostenibili a lungo termine.
Attraverso la centralità dell’alleanza terapeutica, il cambiamento avverrà grazie all’ausilio di tecniche di Mindful Eating, alimentazione intuitiva, strumenti per il miglioramento dell’immagine corporea, psicoeducazione, ampliamento delle conoscenze che sorreggono l’autonomia alimentare e la consapevolezza psico-fisiologica degli effetti che il cibo ha in tutte le aree della propria vita.
Quali cambiamenti posso aspettarmi grazie alla terapia?
- mangiare quando si ha fame e non sotto la spinta emotiva;
- smettere di categorizzare gli alimenti in “buoni” e “cattivi”;
- separare il proprio comportamento alimentare da questioni morali;
- smettere di essere giudicanti nei propri confronti;
- smettere di ricorrere alla dieta come soluzione al proprio problema di obesità;
- smettere di usare l’esercizio fisico come forma di compensazione all’alimentazione eccessiva;
- scegliere un’attività fisica in base alle proprie preferenze e non ad obiettivi calorici;
- partecipare con piacere a pranzi e cene con amici e familiari;
- vivere con piacere il consumo di ogni tipo di alimento;
- abbandonare i principi della diet culture
- ripudiare i tentativi di spronarsi attraverso meccanismi auto-punitivi e dialoghi interiori umilianti e biasimevoli;
- riconoscere e combattere lo stigma del peso (e liberarsi della sua interiorizzazione, ove necessario);
- imparare nuove strategie per affrontare le difficoltà emotive e il quotidiano;
- avere più tempo per sé stessi e ciò a cui si tiene davvero;
- liberare la mente dai pensieri sul cibo h24;
- …
IMMAGINE CORPOREA NEGATIVA
La terminologia “immagine corporea” viene utilizzata dagli psicologi per definire il prodotto del processo percettivo che consente ad ogni soggetto di avere una propria immagine mentale di se stesso, nella propria mente.
Sono molti gli autori che ne hanno formulato una definizione.
Fra questi, ho scelto di riportare quella di Slade (1988) la quale appare particolarmente completa e chiara; egli definisce l’immagine corporea come:
“l’immagine che abbiamo nella nostra mente della forma, dimensione, taglia del nostro corpo e i sentimenti che proviamo rispetto a queste caratteristiche e rispetto alle singole parti del nostro corpo”.
Ebbene, a partire dalla definizione di questo costrutto, i ricercatori sono stati in grado, dapprima, di costruire strumenti per la misurazione dell’immagine corporea e, in di conseguenza, di valutarne il rapporto con numerosi altri costrutti psicologici nonché con specifiche psicopatologie.
Si è visto, infatti, che un soggetto può soffrire per una condizione di insoddisfazione corporea e che, quando presente ad alti livelli, tale insoddisfazione, apre la strada a disturbi più gravi: disturbi alimentari, dismorfofobia, depressione, ecc.).
Ma cosa significa avere un’immagine corporea negativa?
Per rispondere a questo interrogativo, ancora una volta, ci vengono in aiuto alcune definizioni:
“Un’immagine corporea negativa implica una forte insoddisfazione per alcuni aspetti del proprio corpo”. (Cash, 2002).
“Una condizione che è più disagevole ed inibente di una ordinaria preoccupazione corporea”. (Rosen, 1996).
Come si evince dalle parole degli autori, non esiste un valore assoluto in grado di stabilire un’immagine corporea negativa.
Piuttosto, invece, possiamo immaginare l’immagine corporea come una lunga linea di livelli ai cui poli troviamo, da un lato, un’immagine fortemente negativa e, dall’altro, un’immagine corporea pienamente soddisfacente. La collocazione all’interno di questo continuum definisce la posizione in cui ci troviamo e, di conseguenza, il nostro livello di soddisfazione/insoddisfazione.
Quali cambiamenti posso aspettarmi grazie alla terapia?
- ripristinare, o costruire da zero, un sereno rapporto con lo specchio;
- smettere di evitare situazioni in cui il corpo risulta maggiormente esposto (piscina, mare, palestre, ecc.);
- scegliere in libertà il proprio abbigliamento;
- smettere di farsi condizionare dalla vergogna;
- capire la differenza fra amarsi e piacersi;
- imparare i comportamenti che promuovono una maggiore soddisfazione corporea;
- difendersi dalle trappole dei social network e dalle rappresentazioni mediatiche artefatte;
- riconoscere i comportamenti nocivi che mirano ad una manipolazione/controllo della propria immagine e distanziarsene (comportamenti alimentari disfunzionali, check del corpo (body check), attività fisica mirata, ecc.);
- comprendere l’influenza dello stigma e le influenze sociali più in generale;
- affrontare il dialogo interiore negativo;
- affrontare i commenti negativi e positivi sul corpo, sul peso e sul proprio aspetto in generale;
MINDFUL EATING
Il programma MB-EAT (Mindfulness Based Eating Awarness Training) prende origine dagli insegnamenti di Jon Kabat-Zinn, medico statunitense di origine indiana che ha fondato la Clinica per la riduzione dello stress presso l’Università del Massachussetts. La Mindfulness, secondo le stesse parole dell’esperto, consiste nel “porre attenzione in un modo particolare: intenzionalmente, al momento presente e in modo non giudicante” (Kabat-Zinn, 1994).
Il programma si fonda su una concezione della medicina corpo-mente integrata ovvero parte dal presupposto che il nostro pensiero ed il nostro comportamento incidono significativamente, in senso positivo o negativo, sulla nostra salute e sulla capacità di guarire dalla malattia o da un trauma e di vivere una vita soddisfacente anche in presenza di un’infermità cronica, di un dolore cronico o di uno stile di vita endemicamente stressante.
Il successo della Mindfulness nel rendere più gestibili patologie quali la cefalea, l’ipertensione, l’ansia, le malattie cardiache, il cancro e l’AIDS, ha fatto si che la stessa si diffondesse anche nell’ambito dell’alimentazione come programma per riacquistare la piena consapevolezza del nostro modo di alimentarci, spesso carente in coloro che mostrano problemi col proprio peso corporeo.
Il programma ti insegnerà a distinguere tra fame fisiologica (reale appetito dovuto a un concreto bisogno di alimentarsi) e fame emotiva e ti insegnerà come gestire quest’ultima, ampiamente implicata nella genesi del sovrappeso e dell’obesità. Una volta che saprai riconoscere adeguatamente gli stimoli della fame e della sazietà, non avrai più bisogno di scandire in modo rigido gli orari dei tuoi pasti ma ti basterà ascoltare i segnali del tuo corpo.
Quali cambiamenti posso aspettarmi grazie alla terapia?
- smettere di mangiare quando si è pieni;
- mangiare quando si ha fame e non sotto la spinta emotiva;
- non spizzicare;
- assaporare ogni boccone prima di prendere il successivo;
- riflettere su quanto il cibo sia nutriente per il proprio corpo;
- smettere di essere giudicanti nei propri confronti;
- evitare di distrarsi mentre si mangia;
- lasciare del cibo nel piatto quando non se ne ha più voglia;
- mangiare lentamente assaporando ogni boccone;
- riconoscere quando si sta mangiando senza consapevolezza;
- fondare le proprie scelte alimentari tenendo conto del proprio benessere globale (ripristinare i livelli di energia, appagare il palato, l’olfatto e gli altri sensi, ascoltare le risposte del proprio corpo, ecc.);
- distaccarsi da regole superflue che si vivono come forzatura (mangiare in determinati orari e luoghi, mangiare solo a determinate condizioni o solo ciò che è stato attentamente pianificato, ecc.)