10 Motivi per cui mangi anche se non sei affamato

Mangiare anche se non si è davvero affamati…a chi non è mai capitato almeno una volta nella vita? In effetti, anche se la funzione primaria del consumare cibo dovrebbe essere quella di nutrirci, per una miriade di motivazioni ci ritroviamo a mangiare anche quando l’ultimo dei nostri intenti è soddisfare un bisogno fisiologico.

Il momento del pasto, infatti, fin da quando siamo piccoli, assume significati che vanno ben oltre il semplice riempimento dello stomaco. La nostra memoria registra ogni segnale e, di esperienza in esperienza, si crea un modo di “vedere” il cibo e l’alimentazione del tutto personale che ognuno di noi conserva preziosamente come conoscenza personale e che diventa filtro, spesso invisibile, per valutare ogni nuova situazione.

L’unicità di una simile costruzione di significati che ciascun individuo porta con sé, appare evidentemente non affrontabile con un semplice, breve articolo. Non mi aspetto, quindi, di esaurire in questa lista di 10 punti che andrò a proporvi, tutta la casistica di motivazioni che possono portarvi a mangiare anche quando non siete affamati.

Il messaggio che vorrei comunicarvi però è ugualmente importante: ognuno di noi è sensibile ad alcuni segnali esterni (es. disponibilità di cibo) e/o interni (es. un pensiero o un’emozione) che fungono da stimolo di innesco per il comportamento alimentare. Imparare a riconoscere e gestire tali segnali è fondamentale per prendere consapevolezza su aspetti del proprio ambiente (esterno ed interno) che, se non ce ne accorgiamo, possono spingerci a mangiare più di quanto sarebbe necessario. Alcuni di quelli che elencherò, probabilmente, non fanno la differenza per te; per altri, invece, potrebbe accendersi una lampadina e, in tal caso, ti invito a notare quanto di frequente ti capita di aprire dispensa o frigorifero solo perché si presentano specifici antecedenti.

Usa la lista come traccia per iniziare a scorgere ciò che nel tuo ambiente ti mette a rischio di alimentarti in eccesso o, semplicemente, non ti permette di rispettare gli stimoli di fame e sazietà che provengono dal tuo stomaco.

Buona lettura!

  1. Affrontare. Le emozioni sono fra gli stimoli che più facilmente possono portarti a mangiare anche se il tuo non è vero appetito. Poco importa che si tratti di gioia o tristezza, di noia o di rabbia…si possono affondare i denti nel cioccolato per contrastare la solitudine ma si può anche mangiare una grande fetta di torta per festeggiare un avvenimento piacevole. Paradossalmente, spesso è più difficile resistere nel secondo caso rispetto al primo; in qualche modo, l’idea che il cibo non debba mancare nelle occasioni di festa, offre molta più libertà nel concedersi qualcosa di troppo.
  2. Noia. Spesso non siamo emozionati ma soltanto privi di occupazione. In queste occasioni, mangiare rappresenta un ottimo modo per riempire il tempo poiché non si ha nulla di meglio da fare. Se questa è la problematica che ti affligge, ti consiglio di porre attenzione al tuo tempo libero.
  3. Persone che mangiano. Quando si è in compagnia di amici o della famiglia, è facile andare oltre al proprio livello di moderata sazietà. L’essere presi dalla conversazione o il vedere gli altri continuare a mangiare, può indurci a perdere consapevolezza sul pasto o, all’opposto, può motivarci a mangiare solo perché “tutti gli altri lo fanno”.
  4. Presenza di cibo. La più semplice, ed al tempo stesso la più insidiosa, delle motivazioni è la presenza di cibo. Non potete nemmeno immaginare quante calorie evitereste se non foste continuamente esposti a cibi di ogni tipo. Potreste considerarla la regola più banale del mondo ma vi assicuro che, davanti agli istinti più forti l’unica salvezza è tener presente una semplice, importante verità: “se il cibo non c’è, non posso mangiarlo!”.
  5. Occasioni speciali. Riprendiamo in parte quanto espresso in merito alle emozioni positive ma focalizzandoci sulle occasioni (e quindi sugli stimoli esterni) anziché sulle emozioni (stimoli interni). Se siete parte di una grande famiglia o se avete molti amici o dei calorosi colleghi di lavoro, sicuramente sarete esposti a molte occasioni in cui il cibo potrebbe essere protagonista. Ebbene non vi consiglierò certo di restare a casa o di fingere un fastidioso mal di testa; vi ricordo solo una cosa: le celebrazioni riguardano le persone, non il cibo!
  6. Stanchezza. Se siete poco riposati o spossati, è molto facile che ricorriate al cibo come fonte di energia extra. In questi casi, la confusione fra i sintomi causati dalla stanchezza fisica e quelli che sorgono in presenza di fame (quando ci si sente deboli perché si è da molte ore a digiuno) fa sì che si ricerchi del cibo per tentare di ristabilire un buon livello di attivazione.
  7. L’orologio dice che “è ora”.  Quante volte ti metti a tavola perché hai fame e quante volte lo fai perché è venuta l’ora di cena? l’orologio rappresenta per tutti una preziosa fonte di riferimento ma se questo strumento ci impedisce di prendere coscienza del nostro reale senso di fame, forse è meglio affidarsi ai segnali del corpo piuttosto che alle lancette.
  8. Perché è gratis. Ebbene sì. Siamo tutti sensibili alle offerte e alle occasioni. Quando il cibo è gratis, o quando i “pacchetti famiglia” costano meno di quelli mono-porzione, siamo tentati di cedere all’invito. Se avete un serio problema di peso, però ,c’è poco da risparmiare: qualche centesimo in meno non vale il costo che pagate in termini di salute.
  9. Perché non sapete dire di no ai spacciatori di cibo. Se siete persone particolarmente cordiali e gentili, probabilmente nel vostro repertorio di risposte non è previsto il “no”. Nel vostro caso, i cosiddetti “spacciatori di cibo”, rappresentano un possibile problema. Non demordete! Siate sinceri e sfruttate il vostro buon carattere nel porgere con educazione il vostro rifiuto (nel come lo dite e non nel non dirlo!).
  10. Sindrome del piatto pulito. Mai sentito la frase: “ci sono tanti bambini affamati nel mondo che farebbero di tutto per mangiare quello che ho nel piatto”? Sotto lo scacco di una frase così illogica e priva di contingenza, milioni di bocconi sono stati mangiati contro voglia solo per sopprimere il senso di colpa. Siamo ragionevoli…quello che avete nel piatto, purtroppo, non andrà mai a finire nelle bocche degli affamati. Se soffrite della sindrome del piatto pulito allora vi ricordo due cose: la prima è che potete aiutare le popolazioni bisognose facendo una donazione o del volontariato; la seconda è che per evitare gli sprechi è sufficiente ricorrere a porzioni più piccole o riscaldare le pietanze avanzate il giorno successivo.

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