Come promesso, ecco la seconda parte del nostro approfondimento sul tema della neofobia dei bambini. Dopo aver analizzato il ruolo della percezione e della categorizzazione sulla manifestazione del rifiuto del cibo da parte dei bambini di età compresa fra i 18 mesi e i 6 anni, ci occuperemo oggi delle caratteristiche di personalità e dei fattori sociali ed ambientali implicati in questa condizione.
- TRATTI DI PERSONALITÁ
La letteratura ha individuato almeno tre caratteristiche di personalità che sembrano essere correlate alla manifestazione di schizzinosità e neofobia verso il cibo da parte del bambino. La prima, individuata da Zederkoorn, Jansen e Havermans (2015) va sotto il nome di “difesa tattile” e viene descritta come una reazione eccessiva alle esperienze del tatto che può provocare schizzinosità. In pratica il soggetto mostrerebbe astinenza verso alcuni stimoli tattili inoffensivi che risulterebbero per lui offensivi e quindi da evitare. I bambini con “difesa tattile” sarebbero quindi più inclini a rifiutare le verdure rispetto ai coetanei.
La seconda caratteristica, evidenziata da Zuckerman (1979) è la “sensation seeking disposition” che sembra essere particolarmente correlata alla neofobia piuttosto che alla schizzinosità. Questo tratto indica la necessità di una maggiore o minore stimolazione per raggiungere un appropriato livello di eccitazione e risulta ampiamente variabile da soggetto a soggetto. I bambini che hanno bisogno di una stimolazione più elevata, secondo gli studiosi, sono più aperti all’esperienza di assaggio di nuovi cibi e quindi meno neofobici rispetto agli altri.
Infine, secondo Blisset e Fogel (2013), anche la sensibilità all’amarezza sarebbe correlata alla neofobia. L’amarezza è nota per fungere da segnale di riconoscimento dei cibi velenosi, aspetto che, ancora una volta, fa da deterrente al consumo delle verdure. I bambini più sensibili all’amarezza hanno meno preferenze alimentari e rifiutano con maggiore frequenza i cibi e le verdure in particolare.
- FATTORI SOCIALI ED AMBIENTALI
Finora lasciati da parte, anche i fattori ambientali e sociali rivestono la loro importanza. E’ noto al senso comune che le preferenze per certi gusti possano essere condizionate. Se un bambino viene esposto a ripetuti abbinamenti fra un gusto (stimolo neutro) ed un effetto di sazietà positivo, questo gusto diventerà piacevole. Tale forma di condizionamento riguarda in modo particolare i cibi densi di energia (dolci e cibi ricchi di grassi e carboidrati).
Anche il grado di controllo parentale sembra avere la sua influenza: un controllo elevato che includa restrizione o pressione a mangiare crea un ambiente emotivamente negativo intorno al cibo con conseguenze negative. Molti rifiuti alimentari di lunga durata sarebbero proprio riconducibili a episodi di consumo forzati che coinvolgono una figura di autorità (genitore o insegnante), (Batsell et al., 2002).
La partecipazione dei bambini alla cucina, invece, ha un’influenza diretta sul comportamento schizzinoso/esigente aumentando il piacere di mangiare. Attività di cucina rivolte ai bambini offrono agli stessi un senso di appartenenza e di orgoglio (Van der Horst, 2012). Quando l’attività è svolta da genitori e bambini insieme, inoltre, si riscontra un miglioramento nell’assunzione di cibo e un aumento del consumo di frutta e verdura (Heim, Bauer, Stang & Irlanda, 2011). Infine, secondo Clayton (1978) anche la facilitazione sociale favorirebbe l’aumento delle probabilità di esecuzione di un corretto comportamento alimentare: la presenza di conspecifici che svolgono una stessa classe di azioni allo stesso tempo (mangiare tutti insieme, nello stesso luogo e nello stesso momento), indurrebbe i soggetti schizzinosi a sperimentare di più nell’assaggio.
Anche oggi, in seguito agli studi riportati, è possibile trarre alcune considerazioni che possono venire in aiuto delle mamme alla prese con il rifiuto del cibo da parte dei figli:
- cercare di creare un ambiente emotivo positivo durante i pasti;
- evitare forzature e restrizioni rispetto al consumo di cibo;
- considerare che il rifiuto di alcune verdure potrebbe essere legato all’eccessiva amarezza e quindi abituare il bambino gradualmente ai sapori più forti;
- proporre al bambino attività di cucina da fare insieme e lasciar sperimentare il piccolo il più possibile purché in situazione di sicurezza;
- favorire la socializzazione nei momenti di consumo del pasto in modo che il bambino possa prendere esempio dai coetanei;