In molti campi della vita, quando puntiamo un obiettivo, ci aspettiamo di averlo raggiunto quando non compiamo più alcun errore: impariamo a guidare quando imbrocchiamo sempre la marcia giusta, ci sentiamo brave cuoche perché non bruciamo più le pietanze, il capo non ci rimprovera più perché abbiamo appreso le mansioni che fanno parte del nostro ruolo e così via. Eppure, anche quando sono settimane, mesi, anni, che compiamo questi gesti ogni giorno, più volte al giorno, capita quella giornata in cui la frizione gratta, la frittata è bruciacchiata e il capo ci fa notare che abbiamo fatto uno strafalcione. Cosa significa? Significa che non siamo capaci di svolgere quel compito? Significa che dovremmo smettere di cucinare o di guidare? Significa che siamo dei buoni a nulla? Io non lo credo; e penso che nemmeno voi dareste un giudizio così totalizzante al vostro modo di fare le cose od a voi stessi se vi capitasse una “giornata NO”. Penso, addirittura, che sarebbe eccessivo farlo anche se di giornate negative ne aveste più di una. Non trovate? Eppure, quando si tratta di stare a dieta, ogni scusa è buona per giudicarsi “casi senza speranza”, “persone destinate a rimanere grasse per sempre”, “soggetti destinati al fallimento”. Sgarrare quando si sta seguendo un regime alimentare ristretto non è sintomo di incompetenza, di mancanza di volontà o dell’ineluttabilità di un crudele destino che il fato ha riservato soltanto a noi. Sbagliare è semplicemente umano, la perfezione non è l’obiettivo e il cambiamento sta nel rialzarsi quando si cade. Più capirai questo concetto, più lo farai tuo e più volerai lontano con i tuoi risultati. Perché? perché la ricerca della perfezione è una trappola nella quale noi stessi ci ingabbiamo e che, per altro, non serve assolutamente a nulla, se non a prepararci la strada verso il fallimento. Perché è del tutto ovvio che se per noi l’obiettivo è seguire la dieta in modo assolutamente perfetto, ogni giorno dell’anno, per il resto della nostra vita, non appena avremo un cedimento molleremo tutto. Al contrario, se il nostro obiettivo sarà fare del nostro meglio ogni giorno, creando le condizioni necessarie che ci aiutino a stare a dieta, reagendo agli sgarri con fiducia nelle nostre possibilità di proseguire, allora niente e nessuno potrà fermarci. Naturalmente non sto dicendo che è bene aprire la strada allo sgarro continuo; che va bene fallire di proposito perché “tanto, poi, si recupera”. Sono due concetti ben distinti. In un caso si fa fronte ad una spontanea propensione alla colpevolizzazione che può risultare controproducente. Nel secondo si cerca solo di trovare una scusa per continuare a comportarci come abbiamo sempre fatto: in questo caso bisogna interrogarsi sulle motivazioni reali che ci portano a scegliere di voler dimagrire. Se vuoi sapere com’è fatto, dunque, il percorso di chi ce la fa, posso darti un’anticipazione: sono persone come me e come te, con alti e bassi, che la maggior parte dei giorni raggiungono senza sforzo gli obiettivi che si prefiggono e che, alcuni giorni, hanno una scivolata. In seguito a questi sgarri, però, sanno cosa fare; si sono fatti un programma, ben studiato, a prova di “giornata NO”, e lo seguono senza indugio, e funziona! Quando cadono, non rimangono stesi a terra, con la faccia sul pavimento, dandosi dell’imbranato. Neanche tu lo faresti se, camminando per strada, inciampassi in un sasso. Perché, allora, dovresti farlo quando segui una dieta? L’obiettivo non è la perfezione, sbagliare è umano ed il vero cambiamento è rialzarsi quando si cade.
