Fallire la dieta…di proposito

Certe volte, quando tutto sembra andar bene, dopo diverse settimane in cui la dieta procede senza particolari difficoltà, si sceglie deliberatamente la via dell’auto-sabotaggio. Si sceglie di abbandonarsi a una tentazione, magari nemmeno una delle più desiderate, ma facendolo col gusto di cedervi e basta. Cosa succede? Cosa ci passa per la testa, in quel momento?

Andare incontro al fallimento, ricercarlo e farsi coccolare da quel, seppur breve, momento di sollievo che deriva dal perdere il controllo, è la spia che qualcosa non andava nemmeno quando tutto sembrava perfetto.

Significa, nella maggior parte dei casi, che il nostro sacrificio era troppo grande o che, perlomeno, questa era la nostra percezione soggettiva dell’intraprendere un percorso complesso come quello che prevede un cambio così radicale del nostro stile di vita. Eppure, se vogliamo davvero, per sempre, perdere peso, il cambiamento deve avvenire. Come conciliare, quindi, il senso di deprivazione che può nascere in qualcuno di noi nel seguire una dieta, con il fatto che vogliamo a tutti i costi liberarci dei chili di troppo?

Vorrei fare alcune considerazioni perché, in questo caso, una sola risposta sarebbe riduttiva. Le strade da percorrere sono più d’una e rispondono a problematiche simili ma con basi psicologiche differenti.
Soluzione 1: percorrere la strada dell’accettazione

Potrei spiegarvi questo concetto a lungo ma preferisco riassumerne il significato citando alcune righe della “Preghiera della serenità” (precisando che il riferimento alla stessa è dovuto al suo contenuto e non a motivazioni religiose), la quale recita: “…concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso, e la saggezza per conoscere la differenza.” Il punto è: ci sono cose che non possiamo cambiare, eventi che vanno oltre le nostre conoscenze, capacità, volontà; di fronte a quella che Joh Kabat-Zinn definisce “l’intera catastrofe”della condizione umana, abbiamo comunque una scelta: abbracciare la realtà delle cose in modo trasformativo o farci schiacciare dalla stessa, decidendo (consapevolmente) di rimanere attoniti.

Soluzione 2: bilanciare i “devo” e i “voglio” nella nostra vita e renderla più ricca

Quando decidiamo di abbandonarci al piacere della trasgressione alimentare, la maggior parte delle volte, ci stiamo ribellando a una vita che percepiamo come troppo sacrificata. Decidere di perdere peso non è una passeggiata. Non dipende dalla bontà di una dieta, né dalla fortuna, ma ci richiede, invece, un grosso sforzo nello sviluppare numerose abilità che, fino a prima, non sapevamo di avere. Non è una cosa difficile, per intenderci, ma richiede comunque impegno e, forse, per qualcuno, ne richiede troppo, se sommato a tutti gli altri progetti. Se stiamo cambiando lavoro, se ne dobbiamo cominciare uno, se stiamo affrontando una gravidanza, se stiamo fronteggiando un lutto che ci impegna molto emotivamente, se ci stiamo trasferendo in un’altra città, se nostro figlio è nel pieno dell’adolescenza, se le cose col nostro partner non vanno bene, se, insomma, stiamo già affrontando un forte cambiamento o stiamo vivendo una o più situazioni che ci vedono fortemente impegnati a livello fisico e mentale, è meglio rimandare l’apprendimento di un programma per dimagrire. Non intendo includere in questo ambito quei progetti impegnativi ma assolutamente desiderati e fonte di soddisfazione e arricchimento personale; questi, anzi, ben vengano. Si tratta, in fin dei conti, di distinguere fra “devo” e “voglio” in modo che i nostri sforzi siano bilanciati fra le due parti. Sentirsi intrappolati in numerosi “devo” e pochi “voglio”, ci porterà, prima o dopo, a potare quel che si può, anche se si tratta di rami che hanno ancora molti frutti da offrire. Se un giorno vi sentirete tentati di abbandonare tutto, anche se la dieta non è poi così dura e ce la stavate facendo benone, chiedetevi se potete potare altro, nella vostra vita, piuttosto che mangiare qualche schifezza in più, come simbolo della vostra falsa libertà.

3 pensieri su “Fallire la dieta…di proposito

  1. orchideabliss ha detto:

    Secondo me il dietologo e la psicologo dovrebbero lavorare in tandem per capire come aiutare il paziente per giungere al risultato. Anche io sono una che ha lottato (ed ancora lotto) per tornare al
    mio peso forma ma come hai scritto tu… bilancio i devo da i voglio. Bellissimo post

    Piace a 1 persona

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