La terapia cognitivo-comportamentale contro l’obesità

Quando parliamo di interventi psicologi mirati al trattamento dell’obesità, è doveroso, almeno a mio avviso, aiutare le persone che cercano un rimedio, a distinguere tra metodi basati su approcci scientifici, e quindi dotati di una validità dimostrabile, da metodi fondati sulla creatività dei propri autori e, spesso, nulla più. Attenzione: nulla vieta a chi lo desideri, di intraprendere un percorso mirato al dimagrimento, seguendo il fascino dell’autorità che lo promuove ma, è importante, essere consapevoli delle proprie scelte e dei rischi che si corrono. Se siamo convinti di seguire un metodo autorevole, magari perché la sua confezione è particolarmente bella o perché è molto costoso o, ancora, perché chi lo propone ha un certo carisma e sa usare le parole giuste per persuaderci, nel caso di un fallimento, saremo più portati a colpevolizzarci ingiustamente. Tutto ciò, non fa altro che ledere la nostra autostima e la nostra convinzione di potercela fare in futuro. Ci ripieghiamo su noi stessi, per l’ennesima volta, dicendoci che “è tutta colpa nostra” dato che il metodo era così perfetto. No, cari miei. Se è vero che la riuscita di un metodo dipende in parte dalla sua validità ed in parte dal nostro impegno nel seguirlo, non possiamo farci “fregare” da chi intende darci tutta la colpa se i risultati non arrivano. Per questo, se volete essere sicuri di partire col piede giusto, scegliete un programma con delle solide basi scientifiche. Siate curiosi, chiedete su quali principi si fonda, su chi ha avuto/ha efficacia, perché funziona,ecc.

In questo blog, per esempio, troverete consigli principalmente riferiti alle tecniche cognitivo-comportamentali per il trattamento dell’obesità. La terapia cognitivo-comportamentale, nasce negli anni ’60 grazie ad Aaron Beck. Questa si pone come obiettivo la modificazione dei pensieri distorti, delle emozioni disfunzionali e dei comportamenti disadattivi del paziente. La sua efficacia, dimostrata da numerose ricerche, l’ha resa terapia elettiva per molti disturbi tra i quali: depressione, ansia, attacchi di panico, fobie, disturbi alimentari, alcune forme di dipendenza, e non solo. Non è certo questa la sede per parlare in modo esaustivo del suddetto approccio ma, per soddisfare almeno in parte la curiosità dei lettori, possiamo esplicitare i punti salienti che vengono ritenuti particolarmente importanti in un intervento contro l’obesità (Pruneti, 2011):

  • modificazione degli antecedenti dell’atto alimentare;
  • modificazione degli stili alimentari impropri (si focalizzano sul “come” e sul “quanto” mangiamo);
  • modificazione della conseguenze dell’atto alimentare;
  • modificazione degli schemi cognitivi (la parte più importante di tutto il progetto; quella che, attraverso il cambiamento di alcune convinzioni del soggetto, consente di stabilire un obiettivo a lungo termine).

Se volessimo esprimere i punti appena citati con un unico concetto, potremmo dire che l’approccio cognitivo-comportamentale consente alla persona di riprendere la vita nelle proprie mani. Col tempo, infatti, abitudini, pensieri, comportamenti ed emozioni disfunzionali, possono aver instaurato circoli viziosi dal quale risulta difficoltoso “uscire” senza supporto.

 

 

 

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