Pochi giorni orsono, la domanda di un membro del mio gruppo Facebook: “Obesità: basta bugie”, mi ha offerto lo stimolo per la scrittura di questo piccolo approfondimento che verterà sulle abbuffate e il Disturbo da Binge-Eating al fine di considerarne peculiarità e differenze.
Fermo restando che le diagnosi sono “cose da clinici”, ovvero che occorre sempre molta precauzione, a mio avviso, nella divulgazione di criteri diagnostici che dovrebbero rimanere ad uso e consumo dei sanitari, per poter parlare di Binge-Eating, evidentemente, occorre fare alcune precisazioni tecniche.
Ecco perché, come primo passo, ho pensato di esporre i criteri diagnostici così come riportati dal DSM-V (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quinta edizione) che sono i seguenti:
A. Ricorrenti episodi di abbuffata. Un episodio di abbuffata è caratterizzato da entrambi i seguenti aspetti:
- Mangiare, in un determinato periodo di tempo (ad esempio un periodo di 2 ore), una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui assumerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili.
- Sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (ad esempio sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto si sta mangiando).
B. Gli episodi di abbuffata sono associati a tre o più dei seguenti aspetti:
- Mangiare molto più rapidamente del normale;
- Mangiare fino a sentirsi sgradevolmente pieni;
- Mangiare grandi quantitativi di cibo anche se non ci si sente affamati;
- Mangiare da soli a causa dell’imbarazzo per quanto si sta mangiando;
- Sentirsi disgustati verso se stessi, depressi o molto in colpa dopo l’episodio.
C. E’ presente un marcato disagio riguardo alle abbuffate.
D. L’abbuffata si verifica, mediamente, almeno una volta a settimana per tre mesi.
E. L’abbuffata non è associata alla messa in atto sistematica di condotte compensatorie inappropriate come nella Bulimia Nervosa, e non si verifica esclusivamente in corso di Bulimia Nervosa o Anoressia Nervosa.
Da quanto esposto è facile, soprattutto per chi non è un “addetto ai lavori”, far coincidere la presenza di abbuffate con il Binge Eating stesso, così come è capitato al membro del gruppo Facebook menzionato in apertura.
Quali sono, allora, le differenze fra chi fa un’abbuffata e chi soffre di Binge Eating?
L’abbuffata è strettamente correlata allo stato emozionale e totalmente svincolato dallo stimolo fame-sazietà. Non tutti coloro ai quali capita di eccedere con il cibo sono però da considerare Binge Eater giacchè l’episodio di abbuffata presenta specifiche caratteristiche quantitative, qualitative e temporali, oltre che rappresentare un vissuto articolato e complesso dal punto di vista emotivo da parte del soggetto.
Ciò che identifica e distingue un’abbuffata da un episodio di alimentazione eccessiva sono la quantità e la modalità dell’ingestione del cibo, la perdita di controllo, la persistenza e la frequenza degli episodi, ma soprattutto le implicazioni emotive. Le abbuffate sono sempre vissute in solitudine, nel segreto e non sono mai oggetto di condivisione.
Il range di calorie ingerite con un’abbuffata patologica può variare tra dalle 3000 alle 30.000 Kcal, un’ingestione di cibo che nulla ha a che vedere con il piacere del cibo, né con la convivialità.
Gli alimenti ricercati durante l’abbuffata sono solitamente cibi grassi ad alto contenuto calorico e ad alta palatabilità. Solitamente vengono preferiti i “cibi proibiti” ossia quei cibi di cui il paziente tenta di limitare il consumo.
Il rituale dell’abbuffata si svolge in segreto, in situazioni o momenti della giornata che variano da paziente a paziente, a seconda delle abitudini e della situazione familiare.
Tuttavia la maggior parte delle abbuffata avviene nel tardo pomeriggio o di sera e spesso si accompagna ad attività alienanti, in cui non è necessario pensare, come guardare la televisione o stare sui social.
Il cibo viene ingurgitato velocemente e voracemente: una delle caratteristiche principali è infatti la perdita di controllo; i pazienti riferiscono di cadere in una sorta di trance durante la quale non sono capaci di controllare se stessi nei confronti del cibo. Una volta innescata l’abbuffata risulta difficile fermarsi.
Ma ciò che, più di tutti, rappresenta l’aspetto distintivo fra le abbuffate da alimentazione incontrollata (Binge Eating) e quelle presenti in altri disturbi alimentari, è il vissuto emotivo. L’assunzione di cibo è innescata da determinati stati emotivi: nel 50% dei casi si tratta di ansia mentre seguono la tristezza, la solitudine, la stanchezza e la rabbia. Anche durante l’abbuffata, inoltre, vi è uno stato emotivo particolare, ossia uno stato positivo capace di donare una momentanea sensazione di sollievo dal precedente stato emotivo negativo. Quasi immediatamente, però, sopraggiungono sensazioni spiacevoli quali forti sensi di colpa, disgusto per se stessi, vergogna e depressione (Wegner et al., 2002).
Alcuni studi hanno persino evidenziato una correlazione fra stato emotivo e scelta degli alimenti. I cibi salati e ricchi di grassi, più consistenti e sostanziosi, vengono prediletti in seguito a uno stato ansioso; quelli dolci e contenenti cioccolato sono preferite in caso di umore deflesso.
Ciò a conferma della connessione fra regioni cerebrali e meccanismi dell’appetito.
Lo stato emotivo influisce inoltre anche dal punto di vista quantitativo: l’ansia porta a introdurre velocemente il cibo; la depressione invece spinge a ricercare alimenti più particolari e in quantità minori.
Infine anche la tempistica è importante. Nel Binge Eating la frequenza delle abbuffate viene valutata in giorni e comprende anche quei casi in cui non si hanno dei veri e propri episodi alimentari delimitati nel tempo ma si tende invece a mangiare senza pausa durante tutta la giornata (modalità grunging).
Da notare che, rispetto alla Bulimia, chi soffre di Binge non attua comportamenti compensatori (quali vomito autoindotto, uso di lassativi, diuretici, eccessivo esercizio fisico, uso di farmaci) se non, in alcuni casi, in modo saltuario (ossia non in modo regolare).
Per quanto riguarda le motivazioni, i binge eater pongono maggiore attenzione agli effetti immediati dell’abbuffata sullo stato emotivo di partenza piuttosto che sulle conseguenze (come avviene invece nel caso della Bulimia). Solo in caso di disagio e senso di colpa insostenibili i pazienti affetti da Binge esprimono comportamenti compensatori ma questi ultimi sono rappresentati quasi sempre dalla restrizione alimentare.
E’ importante precisare, come ho ribadito in apertura, che tali differenze dovrebbero sempre essere valutate da un clinico esperto.
Se, chiunque legga, abbia il sospetto di soffrire di un Disturbo da Binge Eating, dovrà sottoporsi all’attenta valutazione diagnostica di un esperto.
E chi pensa invece di non esserne affetto ma crede di avere comunque episodi di alimentazione eccessiva?
Anche le situazioni “borderline”, talvolta, meritano di trovare supporto; soprattutto quando causano un’innegabile disagio soggettivo.
Non bisogna infatti confondere i “criteri diagnostici” con l’esperienza soggettiva di malessere, la quale non è per forza definibile attraverso una terminologia ma reca profonda sofferenza all’individuo che la porta.