Come guardi ciò che mangi?

Quando entriamo in modalità mindfulness, ovvero quando pratichiamo la consapevolezza del momento presente, vediamo il mondo con occhi diversi, o meglio, forse, per la prima volta, vediamo il mondo senza tutti quei filtri che normalmente ci appartengono. Praticando la mindful eating, e quindi ponendo un particolare tipo di attenzione al nostro cibo e a come lo mangiamo, possiamo accorgerci che i nostri schemi mentali distorcono anche il nostro rapporto con gli alimenti: li vediamo in un modo tutto nostro, li giudichiamo, li dividiamo addirittura in “buoni” e “cattivi”, ci lasciamo condizionare da queste etichette che noi stessi, o la società in cui viviamo, attribuisce loro, non viviamo questo rapporto con libertà e apertura.

Badare al “come” della nostra relazione con il cibo è cosa tutt’altro che scontata; spesso tendiamo a essere più esperti sul “cosa” o sul “quanto” ma non diamo molta importanza a come consumiamo i pasti, alla modalità, al rito, alla forma e al contenuto. Semplicemente, dopo aver, almeno apparentemente, ponderato con attenzione ciò che intendiamo consumare durante il prossimo pasto, ci accingiamo a mangiarlo con l’unico scopo di finirlo, fieri di aver sapientemente coordinato tra loro i diversi macronutrienti. Siamo tutti dei grandi esperti di calorie. Siamo tutti addestrati alla valutazione dell’indice e del carico glicemico ma…c’è però un ma…ci perdiamo ad ogni pasto tutta la poesia che ruota attorno (e dentro) a un piatto di riso, a un pezzo di formaggio, a un contorno di verdure…vi siete mai chiesti come guardate questi cibi?

Forse potrebbe essere utile ripensare al momento in cui avete assaggiato un alimento nuovo per la prima volta. Come si svolto questo incontro? Potreste aver voluto apprendere qualche informazione su di esso (a quale categoria alimentare appartenesse, da chi fosse prodotto e in quali zone geografiche, per esempio); potreste poi aver voluto osservarlo per bene, sentirne l’odore, prelevarne solo un piccolo pezzo per l’assaggio, rimanere ancora in attesa prima di portarlo alla bocca. Spesso questi sono passaggi che ci aspettiamo di compiere solo se non conosciamo ancora un determinato cibo; o, magari, se siamo in un ristorante particolarmente rinomato e costoso e vogliamo gustare a pieno le preparazioni del cuoco. Meno probabile è invece riscontrare queste modalità così attente e parsimoniose in chi consuma in fretta e furia il proprio pranzo di lavoro; in chi si ritaglia solo 5 minuti per far fuori il suo panino al sacco; in coloro che, stanchi e sfiniti da una giornata di impegni, si avventano sul piatto senza nemmeno guardare cosa vi si trova sopra, presi dal programma in televisione o dalle notifiche accumulate sullo smartphone; per non parlare di quelli che saltano direttamente un intero pasto per evitare di “perdere tempo”.

Mi rendo conto che molti di voi potrebbero pensare: “ma io il tempo, davvero, non ce l’ho!”. Purtroppo conosco bene certe situazioni lavorative in cui ci si sente costretti a sacrificare anche quei 20 minuti di pausa pur di veder ridurre il carico di mansioni o di evitare l’ennesima ramanzina del capo. Tuttavia ci sono persone fra di voi a cui tutte queste abitudini possono fare molto male in termini di salute fisica e psicologica. Vi rendente conto di quanto vi state perdendo? Siete consapevoli di non avere la minima idea di come vi state nutrendo e di quanto potreste, viceversa, godere del cibo che mangiate se solo lo faceste nel modo giusto? Se siete interessati solo alle calorie e al rapporto fra i macronutrienti vi dico subito che la cosa vi interessa comunque, eccome se vi interessa! Nessuno di noi è libero dai condizionamenti quando si tratta di cibo. Potreste anche aver calcolato alla perfezione ciò che mangerete ma se divorate il pasto, ingurgitate le porzioni, mangiate in macchina, guardate la tv ogni volta che vi sedete a tavola e pensate a tutti gli impegni che avete dalla prossima ora al giorno successivo, mangiare e trarre piacere dal cibo è l’ultima cosa che state realmente facendo. E tutto ciò, prima o dopo, finirà col ricadere anche su cosa mangerete e sulla vostra salute più in generale.

Il suggerimento che vi posso dare se avete intenzione di risvegliarvi da questa “trance” in cui siete soliti immergervi quando pranzate o cenate è semplice ed allo stesso tempo estremamente suggestivo: siate consapevoli di COME guardate il vostro cibo.

Cosa significa? Ci sono molti modi di osservare qualcosa.

Il pane è solo pane e, in un certo non ha nulla di speciale. Tutto dipende da come lo guardiamo. Potremmo dire che è, al medesimo tempo, ordinario e straordinario. Il pane non cambia quando tu cambi il tuo modo di guardarlo: è sempre, semplicemente, ciò che è. In questo, il pane, così come tutte le altre cose che ci circondano, sono grandi maestri; riflettono la tua mente, perché è la tua mente che cambia. Ed è così che, se  l’atteggiamento della tua mente cambia, inizierai a vedere le cose diversamente.

Tutto ciò potrà sembrarti quasi filosofico ma, in realtà, ti posso assicurare, non c’é nulla di più pragmatico. Quando inizi ad accorgerti dei tuoi filtri, tutta la tua realtà cambia e, di conseguenza, cambierà anche il tuo comportamento. Più concreto di così…

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