Dopo aver definito accuratamente che cosa sono le allergie e le intolleranze alimentari, oggi ci occuperemo di capire quale ruolo hanno le stesse, nei confronti dell’obesità e del sovrappeso.
Bisogna premettere che la regolazione del peso corporeo è il risultato di una complessa rete di segnali simili e opposti fra cervello, intestino e tessuto adiposo, che influenzano l’assunzione di energia e nutrienti, la distribuzione corporea del tessuto adiposo stesso e il livello di attività fisica. Proprio per questo motivo, gli studi d’intervento hanno dimostrato l’efficacia dei programmi che prevedono cambiamenti dello stile di vita di tipo strutturato, orientati contemporaneamente alla modifica delle abitudini alimentari, all’incremento dell’attività fisica ed a favorevoli adattamenti del proprio modo di vivere.
Gli studi, nello specifico, sottolineano come una dieta per il calo ponderale debba avere 3 requisiti:
- un contenuto calorico inferiore a quello abitualmente introdotto;
- caratteristiche tali da permettere al paziente di aderire alla dieta in modo ottimale;
- effetti benefici generali sulla salute
In linea generale, l’introito calorico giornaliero dovrebbe subire una riduzione moderata che può variare dalle 300 alle 500 fino alle 100 kcal/die in base al proprio fabbisogno energetico.
Ma veniamo al tema di nostro interesse; dall’analisi critica degli studi epidemiologici , etiopatogenetici e clinici disponibili, effettuata dalle più importanti associazioni e società che si occupano di nutrizione, diabetologia, dietetica e obesità, è emerso che vi sono solide evidenze per affermare che le intolleranze alimentari e l’obesità sono due patologie indipendenti tra loro, senza alcun legame etiopatogenetico. Diete di esclusione non adeguatamente gestite e monitorate da un professionista sanitario, possono comportare un rischio nutrizionale non trascurabile e, nei bambini, scarsa crescita e malnutrizione.
Sulla base di quanto analizzato dal documento “Position Statement su allergie, intolleranze alimentari e terapia nutrizionale dell’obesità e delle malattie metaboliche”, quindi, risulta evidente che regimi alimentari restrittivi, basati su test diagnostici di “intolleranza o allergia alimentare” per il trattamento del sovrappeso e dell’obesità, sono privi di qualsiasi fondamento scientifico e contribuiscono solamente a determinare rischi nutrizionali. Il diffondersi della credenza che intolleranze e allergie siano in qualche modo responsabili del peso in eccesso, non fa altro che alimentare il fenomeno della “diet industry”, rappresentando un costo diretto sia per i pazienti che per il Sistema Sanitario Nazionale, essendo la risposta terapeutica inadeguata alla necessità di cura.
L’uso di questi metodi, non solo non è basato su evidenze scientifiche ma può essere assai pericoloso per la salute. I coordinatori scientifici a tal proposito ricordano che: nei pazienti obesi, per quanto difficile, è possibile ottenere un calo ponderale che persista a lungo solo se l’intervento terapeutico è multifattoriale e se l’obiettivo di perdita di peso da raggiungere non è eccessivamente ambizioso. I risultati migliori si ottengono utilizzando modelli alimentari che hanno un background culturale/tradizionale, come quello mediterraneo o che, comunque, non si discostino dalle preferenze del paziente, in associazione ad un’attività fisica di circa 150 munti a settimana.