Quella che vi propongo oggi potrà sembrare una provocazione ma, se avete la giusta voglia di cambiare, sono sicura che la accoglierete come una sfida stimolante che vi permetterà di capire molto di più sui vostri obiettivi.
Gli studi, e gli esperti, che da anni si occupano di comprendere meglio i meccanismi psicologici alla base dell’obesità, e del suo trattamento, hanno compreso bene come molte persone associno il dimagrimento al raggiungimento di una serie di obiettivi in realtà poco legati allo stesso. Normalmente, questa connessione fra peso e realizzazione dei propri desideri, si evince quando, assieme al paziente, si discute sulle motivazioni al dimagrimento. Una fase piuttosto importante del programma psicologico di supporto a coloro che desiderano perdere peso, infatti, è centrata proprio sulla motivazione, costrutto che, in psicologia, indica quel processo che attiva, guida e mantiene un comportamento nel tempo. In parole spicciole: se il nostro comportamento (dieta, attività fisica, controllo dell’alimentazione, ecc.), è motivato da obiettivi in realtà solo marginalmente connessi alla perdita di peso corporeo (es. avere più amici, trovare un compagno/una compagna, trovare lavoro, ecc.), difficilmente verrà mantenuto quando avremo la prova che non serve a raggiungere tali obiettivi. Riflettere approfonditamente, sui vantaggi e sugli svantaggi, legati al dimagrimento, quindi, non è un aspetto da sottovalutare.
Ciò premesso, quello che voglio proporvi oggi, è un esercizio molto pratico, che vi potrà aiutare a distinguere meglio fra obiettivi legati alla perdita di peso ed obiettivi NON connessi alla perdita di peso corporeo. Si comincia, come spesso accade, con lo scrivere le mete che pensate di poter raggiungere una volta arrivati al vostro peso ragionevole. Gli esempi potrebbero essere: maggiore sicurezza nel parlare in pubblico, essere selezionati per lavorare in un determinato settore, indossare vestiti che valorizzano anziché nascondere, trovare il coraggio di parlare a qualcuno che ci interessa, aumentare il numero e/o la qualità dei rapporti sociali, andare in piscina, guardarsi allo specchio con serenità, pesarsi senza paure, ecc.
Qualunque sia il vostro elenco, come avete imparato a fare in occasione di esercizi precedenti, mettete in ordine i punti pensando a quali obiettivi ritenete maggiormente collegati alla perdita di peso (questi andranno nei primi posti della scala) e a quali mete pensate siano maggiormente associate all’apprendimento di altre abilità, e quindi, non dipendenti dal peso o dipendenti solo in parte dallo stesso.
Adesso si passa alla pratica. Supponendo di aver messo al primo posto della vostra classifica l’obiettivo di recarvi in piscina, comportamento che innesca molte insicurezze e che, per molte persone, è fortemente connesso alla propria forma fisica, programmate una giornata in questo luogo. La sfida, però, non finisce qui: non andrete in piscina con l’atteggiamento di chi teme di essere osservato per i troppi chili in eccesso; ci andrete esattamente come pensate che ci andrete se aveste raggiunto il vostro obiettivo di peso ragionevole. Ci andrete come fareste se foste magri, così come lo avete visualizzato mentre compilavate il vostro elenco e le immagini scorrevano nella vostra mente. Fatelo in questo modo o evitate di accettare la sfida, perché è il vostro stato psicologico che conta. Godetevi il momento, così come lo fareste se foste magri, con i suoi pregi e i suoi difetti e, solo dopo, quando tornerete a casa, scrivete le vostre sensazioni le vostre emozioni, i vostri pensieri, riguardo questa esperienza. Pensate ancora che per poter apprezzare una giornata in piscina sia necessario rientrare nel proprio peso forma? Se sì, avete, almeno in parte, ridotto questa convinzione? Se sì, quanto ancora ne siete convinti da 0 a 100%?
Lo ammetto, questa volta vi ho proprio messi alla prova. Ricordate di iniziare sempre con il livello meno difficoltoso per voi. Se, anche in modo marginale, vi rendete conto di non affrontare il compito con il giusto atteggiamento mentale (es. vi concentrate su pensieri di fallimento, sul senso di vergogna, fate l’esercizio in modo forzato, ecc.), interrompetelo e provate a ripeterlo in un altro giorno. La programmazione, da questo punto di vista, potrà esservi d’aiuto. Come sempre: buon lavoro!