Con il termine “pregiudizio”, in psicologia, si indica un atteggiamento verso una categoria o un gruppo di persone, che si forma attraverso le relazioni che intratteniamo e che viene applicato al singolo, appartenente a quella data categoria. Può essere negativo o positivo, diretto a un gruppo estraneo o al proprio. L’obesità, e quindi le persone obese come categoria sociale, sono soggette ad alcuni pregiudizi nonché a differenti stereotipi; in pratica, si tratta di conoscenze relative ai rappresentanti di una categoria o di un gruppo che vengono condivise dalla popolazione generale e che si traducono in aspettative riguardo alle persone che ne fanno parte.
Spesso, molto spesso, queste convinzioni sono del tutto infondate in quanto non si basano sulla reale e concreta conoscenza dei soggetti ma solo su presunte verità che vengono, per così dire, “tramandate” da una persona all’altra senza essere messe in discussione.
In merito al tema obesità, gli stereotipi più diffusi, riguardano la scarsa forza di volontà dei soggetti obesi (motivo che spiegherebbe il peso in eccesso), la golosità degli individui stessi, nonché la mancanza di disciplina personale (motivo che spiegherebbe come mai questa categoria non riesca a stare a dieta con successo). Come possiamo notare, tutti e tre gli stereotipi fungono, in qualche modo, da spiegazione nei confronti di un fenomeno sociale (quello dell’obesità), che altrimenti, rimarrebbe circondato da un alone di mistero. Il passaparola di queste credenze infondate, ne alimenta costantemente il contenuto, dandogli una risonanza tale da renderne difficile la falsificazione. E’ per questo motivo che, come dimostrano le ricerche, non solo gli adulti, i bambini e gli anziani, sono fermamente convinti che gli obesi siano realmente così, ma anche i medici e le persone obese stesse, ne hanno la certezza. Questa realtà ha almeno tre conseguenze negative:
- i soggetti obesi interiorizzano a tal punto i stereotipi riferiti alla loro categoria che questi diventano parte della loro identità influenzandone il comportamento;
- le persone obese che percepiscono il pregiudizio nei loro confronti tendono a evitare di chiedere un aiuto medico per la loro condizione;
- i medici guidati dal pregiudizio spesso non sono molto interessati a gestire i pazienti obesi perché li ritengono deboli, incapaci di controllo e di beneficiare dei loro consigli.
Tutto ciò dovrebbe farci riflettere sulle ripercussione che i nostri giudizi aprioristici possono avere su determinati individui. In una ricerca sulle attitudini nei confronti delle persone obese da parte dei bambini (Staffieri, 1967), ad esempio, bambini di 6 anni di età descrivono un bambino obeso nel modo seguente: pigro, sporco, stupido, brutto, bugiardo e imbroglione. Inoltre, gli stessi stereotipi sociali, possono portare alcune persone obese “psicologicamente sane” a sviluppare peculiari problemi psicologici, come, ad esempio, l’immagine corporea negativa (Dalle Grave, 2014).
Nonostante la maggior parte delle persone obese sia consapevole del fatto che la propria taglia corporea non sia solo una questione di disciplina personale, il fatto che la loro alimentazione sia irregolare ed eccessiva, facilita l’incorporazione della visione moralistica enfatizzante il ruolo della scarsa forza di volontà come determinante principale dello sviluppo dell’obesità. Ciò spiega perché quasi tutti i soggetti obesi abbiano vergogna del proprio comportamento e attribuiscano a se stessi la causa dei loro problemi di alimentazione e il peso corporeo (Dalle Grave, 2014).