Accettare e lasciar andare: 2 pilastri della mindfulness per sconfiggere la fame emotiva

Cosa c’è veramente alla base della fame nervosa? Mangiare per liberarsi da emozioni che ci mettono a disagio implica una percezione dei propri sentimenti come “sbagliati”, “inaccettabili”. Mangiando, schiacciamo i nostri stati d’animo, vi sfuggiamo (almeno apparentemente) dirottando la nostra attenzione lontano dagli stessi. Ma la fame emotiva non è solo questa; è anche quella che proviamo quando siamo ossessionati dal passato o dal futuro, quando siamo preoccupati da ciò che non possiamo controllare o di ciò che non possiamo cambiare.La mindfulness, con due dei suoi 7 pilastri, può aiutarci a risolvere il nostro subbuglio emotivo e, di conseguenza, aiutarci a controllare, se non debellare del tutto, la nostra fame nervosa.

Sto parlando di due atteggiamenti, ritenuti indispensabili per accostarsi alla meditazione, che ci tornano utili per affrontare, in realtà, qualsiasi difficoltà della vita: l’accettazione e il lasciar andare; vediamo come questi due concetti, vengono descritti dal fondatore del Center for Mindfulness in Medicine, Jon Kabat-Zinn.

ACCETTAZIONE

Accettazione significa vedere le cose così come sono nel momento presente. Se hai mal di testa, accetta che hai mal di testa. Se pesi qualche chilo in più di quanto vorresti, accettalo come una descrizione dello stato attuale del tuo corpo. Prima o poi è inevitabile accettare che le cose sono così come sono, anche quando si tratta di una diagnosi di cancro o della morte di una persona amata. Spesso arriviamo all’accettazione solo dopo aver attraversato periodi emotivamente difficili di rimozione e di rabbia. Questi passaggi sono fasi naturali del cammino verso l’accettazione e fanno parte del processo di guarigione. Ma, lasciando da parte per ora le grandi calamità della vita, le ferite la cui guarigione richiede di solito parecchio tempo, nella vita di ogni giorno spesso sprechiamo una gran quantità di energia nel resistere a ciò che già di fatto è così com’è. Cercando di forzare le situazioni a essere come vorremmo che fossero creiamo solo ulteriori tensioni che ostacolano la guarigione, la crescita e il cambiamento positivo.” (Jon Kabat-Zinn, 2010).

Per le persone in sovrappeso, non accettare una situazione o non accettare il comportamento di una persona cara, per esempio, può tradursi nell’ingurgitare una grande quantità di cibo come reazione alla propria incapacità di cambiare le cose. Si cerca, in qualche modo, di sopprimere i sentimenti di rabbia o frustrazione, facendolo in uno dei pochi modi che conosciamo. In questi momenti, accettare la situazione, è l’ultima delle cose che cerchiamo di fare. Diciamo semplicemente a noi stessi che “non è giusto”, che “non doveva capitare proprio a me” o che “non doveva comportarsi in quel modo” ma la situazione è fuori dal nostro controllo e mangiare, sembra l’unica azione che può alleviare il nostro dolore emotivo.

LASCIARE ANDARE 

“Si dice che in India vi sia un sistema particolarmente astuto per catturare le scimmie. Il cacciatore fa un buco in un guscio di noce di cocco, abbastanza grande da lasciare appena passare la mano della scimmia. Poi fa due buchi più piccoli, vi fa passare una corda e fissa la noce di cocco alla base di una palma. Dentro alla noce di cocco mette una banana. La scimmia scende dall’albero, infila la mano nel guscio e afferra la banana. La forma del buco è tale che la mano aperta della scimmia ci passa, ma il pugno chiuso no. Alla scimmia, per liberarsi, basterebbe lasciare andare la banana. Ma, se dobbiamo credere al racconto, sembra che la maggior parte delle scimmie non sia disposta a farlo. Spesso la nostra mente resta intrappolata proprio come quelle scimmie, malgrado tutta la nostra intelligenza”…”Quando cominciamo a fare attenzione alla nostra esperienza interna, ben presto scopriamo che ci sono pensieri, sentimenti e situazioni che la mente vuole trattenere. Se sono piacevoli, cerchiamo di prolungare questi pensieri, sentimenti e situazioni o di rievocarli continuamente. Analogamente, ci sono pensieri, sentimenti e esperienze che cerchiamo di evitare, da cui vogliamo proteggerci perché sono spiacevoli, dolorosi o spaventosi. ” (Jon Kabat-Zinn, 2010).

Ecco che arriviamo a discutere di passato e futuro. Quando siamo felici, usiamo il cibo per prolungare quest’emozione o per rievocare un ricordo positivo associato a un dato alimento. Analogamente, quando siamo tristi o arrabbiati o annoiati, ci serviamo del cibo come se fosse un anestetico. Spesso, molto spesso, lo facciamo perché siamo tormentati da episodi passati sui quali rimuginiamo per ore, giorni, settimane…altre volte lo facciamo perché vorremmo poter controllare il futuro, l’ansia ci assale e l’incertezza di ciò che avverrà domani, non ci da tregua. Imparare a “lasciar andare” significa mettere da parte la tendenza della mente ad attaccarsi a certi aspetti dell’esperienza. Quando notiamo che stiamo cercando di attaccarci a qualcosa, o di respingere qualcosa, ricordiamoci di lasciare andare questi impulsi e proviamo semplicemente a guardarli da lontano, senza giudizio. A questo scopo, nel prossimo articolo, vi proporrò un esercizio che vi aiuterà a comprendere come lasciar andare le cose che vi preoccupano o alle quali tenete in modo ossessivo. Per il momento, ricordate di non dare energia ai vostri pensieri negativi e non tentante, ad ogni costo, di trattenere le belle emozioni col cibo. Il modo migliore per vivere entrambe queste situazioni, è concentrarsi sul momento presente: le emozioni negative potranno così essere elaborate e, di quelle positive, potrete godere appieno, finché accadono, proprio qui e proprio ora.

 

 

 

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