Gli errori di pensiero rappresentano un concetto molto ben definito in psicologia. Si tratta di modi di pensare particolari, caratterizzati da rigidità, eccesso, indeformabilità. Ognuno di noi commette tipicamente uno o più errori di pensiero tipici e ciò è vero specialmente per coloro che hanno difficoltà a dimagrire o mantenere il peso conquistato dopo una dieta. Quando uno di questi modi di interpretare la realtà, ci guida nel giudizio della stessa e/o nella presa di decisioni, stiamo sicuramente sottovalutando la complessità della situazione. L’aspetto più negativo degli errori di pensiero, infatti, concerne la loro capacità di offrirci una visione del mondo semplificata e definita ma basata su un numero del tutto insufficiente di informazioni. Se, dal nostro punto di vista, queste cognizioni detengono la verità assoluta, passate al filtro dell’oggettività, non sono altre che menzogne ben articolate. Gli esempi potrebbero essere numerosi ma, per evitare semplificazioni inappropriate, vedremo in questa sede solo alcuni fra gli errori più comuni, ricondotti, nello specifico, al tema dell’alimentazione. Occorre infatti precisare che gli errori cognitivi sono assai comuni e possono presentarsi nelle circostanze più disparate: non riguardano nello specifico né la dieta, né le persone in sovrappeso. Vediamo:
- “PENSIERO DICOTOMICO”⇒ elaborare la situazione in termini di “bianco-o-nero”⇒ esempio: ho trasgredito la dieta mangiando quel dolce; tanto vale mangiare quello che voglio per il resto della giornata.
- “ETICHETTATURA”⇒ attribuire una descrizione a una situazione, a una persona, o a voi stessi, semplificando la realtà dei fatti ⇒ esempio:darsi del “fallito” perché avete avuto una giornata difficile o non avete perso i chili che vi aspettavate di eliminare.
- “ESTERIORIZZAZIONE/INTERIORIZZAZIONE” ⇒ attribuire il controllo del peso a fattori esterni (che non dipendono da noi) o interni (che dipendono da noi) in modo sbilanciato ⇒ esempio 1: senza l’aiuto di un farmaco non potrò mai dimagrire; esempio 2: il raggiungimento del peso che desidero, dipende solo da me.
- “STANDARD IRREALISTICI”⇒ motivarsi con l’aiuto di messaggi irragionevoli e fuorvianti ⇒ esempio: questo mese perderò 10 kg.
Come vi dicevo, non è questa l’occasione opportuna per analizzare tutti gli errori di pensiero che potrebbero far parte del nostro modo di interpretare la realtà. Gli esempi riportati, tuttavia, possono chiaramente farci capire la potenzialità negativa che certi errori hanno sul nostro comportamento. Ognuno di noi, ripeto, utilizza inconsapevolmente e preferibilmente una distorsione piuttosto che un’altra. Si tratta di modalità che, col tempo, e l’utilizzo costante, tendono a diventare sempre più frequenti ma che, con un po’ di autocontrollo, possiamo correggere. Iniziate a divenire consapevoli dei vostri errori e di altri pensieri rigidi che vi accompagnano durante la giornata. Più avanti, potremo scoprire insieme come ribaltarne il contenuto ma, ora, è sufficiente prenderne semplicemente atto. Buon lavoro.
ciao una domanda voglio fare
io sono vittima di pensieri che si alimentano tra di loro
non dico che sono sotto psicoterapia ma ovviamente quando parlo col dottore che mi gestisce gli dico ho trovato la soluzione poi lui è contento ma in realtà è solo il fatto che li mi sento sicuro ma poi a casa ritorno a rimurginare
in realtà il mio problema è semplice. Passo da un azione all’altra velocemente rafforzando uno schema di pensiero e non mi trovo mai al posto giusto al momento giusto
cioè il ciclo schema pensiero emozione azione mi tiene prigioniero e io non riesco a gestire queste forme pensiero, queste egregore
ho provato delle tecniche di gestione ma con scarsi risultati
cosa potrei provare per rallentare il ritmo mentale? Grazie
"Mi piace""Mi piace"
Buonasera Fabio. Non sono sicura di aver compreso bene la sua domanda ma credo che, per farla breve, mi stia chiedendo come gestire il rimuginio. Si tratta di un lavoro abbastanza complesso che andrebbe fatto con l’aiuto di un terapeuta esperto. Per aiutarla posso dirle che può essere utile indagare i suoi pensieri da un punto di vista metacognitivo ovvero capire i vantaggi connessi al bisogno di rimuginare. Questa attività, che a un primo sguardo è sicuramente logorante e cognitivamente dispendiosa, solitamente ha una sua forma di utilità che ne rinforza l’utilizzo anche quando apparentemente non ce ne sarebbe bisogno. Come lei stesso ha constatato, non è collegata alla soluzione di un problema. Ha in sé stessa una ragione di esistenza che deve essere compresa. In qualche modo “serve” a ottenere uno scopo che deve essere indagato (per es. tenere a bada una preoccupazione o avere una sensazione di controllo sugli eventi). Questo lavoro di indagine non è semplice; da qui il consiglio di rivolgersi a un terapeuta che la possa guidare. Tuttavia, un piccolo consiglio del quale può già usufruire, è quello di darsi un limite di tempo per rimuginare. In altre parole, può contenere questa forma di pensiero, dedicandogli un tempo ben preciso (per es. “rimugineró per 10 minuti”) in modo da non bloccarla ma di far sì che non occupi uno spazio eccessivo all’interno della sua giornata. Spero di esserle stata d’aiuto. Esistono letture interessanti che possono esserle di ulteriore aiuto qualora non abbia possibilità di entrare in contatto con un professionista. Le troverà facilmente cercando le parole “rimuginio” o “ruminazione” su Google. Grazie per il suo commento.
"Mi piace""Mi piace"