Obesità e disturbi alimentari: il peso dei traumi invisibili

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Parlare di traumi in relazione all’obesità e ai disturbi alimentari appare un compito sempre più doveroso in un mondo che ancora pensa di spronare i pazienti affetti da queste condizioni, mediante critiche severe, diete miracolose e cori motivazionali che inneggiano alla “salute a ogni costo” (come se la salute mentale non avesse alcuna dignità).

Se i più clementi si esimono dal dare i loro saggi consigli solo a chi è affetto da condizioni di origine organica, come nei casi di obesità secondaria causati da condizioni mediche (Sindrome di Cushing, carenza di ormone della crescita, alterazioni genetiche, ecc.), lo stesso non si può dire per tutti quei casi in cui una “scusante” altrettanto valida non è a loro conosciuta.

Eppure, la letteratura scientifica è ricca di spiegazioni per cui, dietro la difficoltà a controllare l’assunzione di cibo (che sia per eccesso o per difetto), non ci sono solo “cattive abitudini”. E molto più spesso di quanto si possa pensare, quelle spiegazioni prendono il nome di trauma. Un concetto ancora troppe volte incompreso e frainteso a causa dell’impatto emotivo che esso suscita in chi lo ascolta; per non parlare del timore di scomodare qualcosa di troppo grande per poter risultare così frequente nella popolazione.


Cosa intendiamo per trauma

La mole di ricerche scientifiche accumulate negli anni ci informa che, quando parliamo di trauma, non ci riferiamo solo ad eventi estremi (un incidente, un cataclisma, la morte tragica di un nostro caro, ecc.). In psicologia clinica, il trauma è qualsiasi esperienza che supera le capacità della persona di affrontarla e integrarla. Può trattarsi di abusi sessuali o fisici, ma anche di trascuratezza emotiva, bullismo, critiche ripetute, o di crescere in un ambiente familiare imprevedibile. Il punto è che un trauma non è giudicabile come tale a prescindere, in base alla sua portata. Si tratta invece di un fenomeno largamente soggettivo. In altre parole: posso cadere da uno scalino e fratturarmi la tibia o posso cadere da un palazzo e rimanere incredibilmente integro. Lo stesso, a livello psicologico, può accadere sul piano mentale.

Ma non solo: i traumi mostrano i loro effetti anche in termini più quantitativi. Quando ci troviamo davanti a un unico, grande, trauma (l’incidente di cui parlavamo prima o un terremoto, per esempio) parliamo di trauma acuto; quando invece le esperienze sfavorevoli diventano ripetute,  molteplici e prolungate nel tempo, specialmente se in età evolutiva (crescere in un ambiente familiare sfavorevole, maltrattante, imprevedibile, subire bullismo, trascuratezza, torture o conflitti), ci troviamo di fronte a un trauma complesso, il quale ha un impatto significativo non solo sui processi di regolazione psicologici e biologici ma, soprattutto, sulla nostra identità.


I traumi più frequenti nei disturbi dell’alimentazione e nell’obesità

Ma quali sono le tipologie di trauma che la ricerca ha più frequentemente riscontrato in chi soffre di DCA e obesità? Indagare questo rapporto è fondamentale per orientare l’attenzione del terapeuta. Troppo spesso, in passato, le terapie hanno cercato di estirpare violentemente i sintomi alimentari dalla vita dei pazienti; togliendo di fatto, a queste persone, un loro fondamentale meccanismo di sopravvivenza. In un approccio trauma-informato, invece, non si può prescindere dal raccogliere informazioni, segni e sintomi che possono indicare la presenza di trauma. Quali traumi? Vediamoli insieme…

Abusi sessuali e fisici

Riguardano il coinvolgimento di un minore in atti sessuali, con o senza contatto fisico, a cui egli non può liberamente consentire in ragione dell’età e della preminenza dell’abusante, lo sfruttamento sessuale, la prostituzione infantile e la pornografia. O, in caso di maltrattamento fisico, parliamo della presenza di danni fisici dovuti ad aggressioni fisiche, punizioni corporali o gravi attentati all’integrità fisica e alla vita.

Le meta-analisi hanno mostrato una forte associazione tra abuso sessuale infantile e disturbi dell’alimentazione, in particolare bulimia e binge eating (Smolak & Murnen, 2002; Caslini et al., 2016). In molti casi, il corpo diventa teatro della sofferenza: il sintomo alimentare serve ad anestetizzare, a proteggere o a ridare un senso di controllo.

Trascuratezza emotiva e trauma da attaccamento

La mancanza di cure e di rispecchiamento emotivo nei primi anni di vita è un altro predittore importante. Bambini cresciuti senza una base sicura imparano spesso a usare il cibo come regolatore esterno (Kent et al., 1999).
Non sorprende che stili di attaccamento insicuri – ansioso o disorganizzato – siano frequentemente riscontrati in pazienti con DCA e obesità (Tasca & Balfour, 2014).

All’apice della trascuratezza estrema troviamo l’abbandono del figlio da parte di uno o entrambi i genitori.

Maltrattamento e trauma interpersonale

Una revisione sistematica con metanalisi ha dimostrato che i traumi interpersonali, soprattutto quelli infantili, sono molto più frequenti in chi soffre di DCA rispetto alla popolazione generale (Molendijk et al., 2017). Non solo: pazienti con storie di maltrattamento presentano più spesso condotte di eliminazione e abbuffate. Si tratta di soggetti che hanno vissuto dolorose e ripetute esperienze di abusi, trascuratezza, violenza che hanno minato il senso di sicurezza e fiducia nel prossimo e che, pertanto, incidono fortemente sulla possibilità di costruire nuove relazioni e di potersi fidare di qualcuno. Rientrano in questa categoria anche le vittime di violenza da parte del partner.

Bullismo

Esperienze di derisione o bullismo in età scolare hanno effetti traumatici e predicono insoddisfazione corporea, restrizioni severe e abbuffate (Puhl & Suh, 2015), specialmente se riferite al corpo.


Come il trauma influenza il comportamento alimentare

Il legame tra trauma e disturbi alimentari si esprime attraverso vari meccanismi:

  • Perdita di controllo interno: le vittime di abuso spesso non percepiscono un locus of control interno e cercano un senso di controllo in comportamenti esterni e concreti, come le abbuffate o le purghe (Waller, 1998).
  • Coping disfunzionale: emozioni intollerabili derivanti da esperienze traumatiche trovano sfogo nel sintomo alimentare, che diventa una strategia di sopravvivenza psicologica (Polivy & Herman, 2002).
  • Regolazione emotiva: il binge eating può servire a evitare o smorzare emozioni dolorose. Tuttavia, l’esposizione al trauma intensifica anche l’autocritica corporea, aggravando il disturbo (Dunkley & Grilo, 2010).
  • Neurobiologia del trauma: studi recenti mostrano che il sistema limbico, cruciale nella regolazione delle emozioni, è coinvolto nel legame tra maltrattamento infantile e disturbi alimentari (Mercurio et al., 2022).

Il ruolo degli eventi avversi infantili (ACE)

Lo storico studio ACE (Felitti et al., 1998) ha dimostrato che la somma di esperienze avverse – abusi, trascuratezza, genitori con dipendenze o malattie mentali – aumenta in modo esponenziale il rischio di sviluppare obesità e disturbi alimentari in età adulta.

Il cibo diventa una sorta di regolatore esterno:

  • l’ipercontrollo dell’anoressia dà l’illusione di potere sul corpo violato;
  • l’abbuffata anestetizza flashback o stati emotivi intollerabili;
  • il peso corporeo può funzionare come una corazza contro un mondo percepito come pericoloso.

In questo senso, il sintomo non è un mero “problema da eliminare”, ma una soluzione temporanea che ha permesso alla persona di sopravvivere.


Implicazioni cliniche

Se dietro obesità e DCA ci sono spesso esperienze traumatiche, il trattamento non può limitarsi a prescrivere diete o a lavorare solo sul sintomo alimentare. È necessario un approccio integrato che includa:

  • riconoscimento e validazione del trauma;
  • terapie sensibili al trauma;
  • interventi che insegnino nuove modalità di regolazione emotiva.

Il trauma non è sempre visibile, ma lascia tracce profonde. Obesità e disturbi dell’alimentazione non sono semplicemente “scelte sbagliate” o mancanza di disciplina: spesso sono linguaggi del corpo che raccontano storie di ferite non elaborate.
Riconoscere questo legame non significa restare intrappolati nel passato, ma aprire la possibilità di una cura che vada oltre il sintomo, affrontando la radice della sofferenza.


Riferimenti essenziali

  • Felitti VJ et al. (1998). Relationship of Childhood Abuse and Household Dysfunction to Many of the Leading Causes of Death in Adults. Am J Prev Med.
  • Smolak L, Murnen SK. (2002). Child sexual abuse and eating disorders. Int J Eat Disord.
  • Caslini M et al. (2016). Childhood maltreatment and eating disorders: a systematic review and meta-analysis. Psychol Med.
  • Kent A et al. (1999). Childhood emotional neglect and disordered eating. J Psychosom Res.
  • Tasca GA, Balfour L. (2014). Attachment and eating disorders. Int J Eat Disord.
  • Molendijk ML et al. (2017). Childhood maltreatment and eating disorder pathology: a systematic review and dose–response meta-analysis. Psychol Med.
  • Waller G. (1998). The effects of childhood sexual abuse on eating disorders. Behav Res Ther.
  • Polivy J, Herman CP. (2002). Causes of eating disorders. Annu Rev Psychol.
  • Dunkley DM, Grilo CM. (2010). Self-criticism, low self-esteem, depressive symptoms, and over-evaluation of shape and weight in binge eating disorder patients. Behav Res Ther.
  • Mercurio L et al. (2022). Neurobiological correlates of childhood maltreatment in eating disorders: limbic system involvement. Front Psychiatry.
  • Puhl RM, Suh Y. (2015). Health consequences of weight stigma. Curr Obes Rep.
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